Paracetamolo: quando si usa e quali sono gli effetti collaterali da conoscere
È utilizzato, infatti, per trattare il dolore moderato, acuto e cronico, oltre ad essere indicato spesso come analgesico per i pazienti sopra i 50 anni. Il suo effetto è paragonabile a quello dell’aspirina ma non può ridurre l’intensità di stati infiammatori né di esplicare benfici antiaggreganti.
Per curare la febbre
Agendo sull’area del cervello che regola la temperatura corporea è efficace nell’alleviare gli stati febbrili, e nel dissipare il calore, stimolando la vasodilatazione e corroborando così il flusso sanguigno periferico e la sudorazione.
Come si comporta nel corpo
Il paracetamolo opera, quindi, a livello centrale: in base agli studi effettuati, è come se agisse aumentando la soglia del dolore, inibendo le ciclo ossigenasi, delle molecole che prendono parte alla sintesi delle prostaglandine, ossia le proteine correlate al dolore. Inibisce, in sostanza, la sintesi, e le conseguenze a essa dovute, di alcuni intermediari chimici che sensibilizzano maggiormente i recettori del dolore.
Il paracetamolo non può, però, di inibire le ciclo-ossigenasi a livello periferico, proprio perché opera esclusivamente a livello centrale, motivo per il quale non esplica un’attività antinfiammatoria.
Controindicazioni
L'utilizzo del paracetamolo è controindicato nelle persone con ipersensibilità nota al paracetamolo stesso, in quelle con grave anemia emolitica e negli individui affetti da gravi disturbi epatici.
L’assunzione di paracetamolo in gravidanza è stata molto discussa e ci sono ancora alcuni esperti che non la consigliano, anche se l’Agenzia Italiana del Farmaco ha effettuato alcune ricerche per verificare quanto sia sicuro somministrare il paracetamolo in gravidanza.
Tali studi hanno affermato che il farmaco è sicuro durante la gestazione, dato che, dai dati clinici raccolti, non c’è evidenza dell’effettiva correlazione tra l’assunzione del farmaco e l’impatto di quest’ultimo sull’apparato urogenitale della madre o su eventuali disturbi nello sviluppo neuronale del feto.
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